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Tipologia: Articoli - Data pubblicazione su Diritto e Giustizia: 17/12/2002
Articoli Congresso straordinario: comunque sia andata è stato un successo


Mille interpretazioni, mille vincitori e nessun vinto. Si è concluso così il Congresso straordinario forense che da giovedì a domenica ha visto riuniti a Verona oltre 850 avvocati, ma non i rappresentanti dell’Ordine di Roma, delle Camere penali e dell’Associazione italiana giovani avvocati».
Il pacchetto di modifiche statutarie proposte dalla commissione Statuto è stato approvato solo parzialmente. È cambiato tutto il Capo I (articoli da 1 a 5) con la definizione del Congresso come «assemblea generale dell’avvocatura» che determina la linea politica e che sarà convocato dal presidente del Consiglio nazionale forense e non più dall’Assemblea dell’Organismo unitario dell’avvocatura. Prima dell’articolo 1, è stato inserito (come parte integrante dello Statuto ed è stato votato a grandissima maggioranza) un “Preambolo”, nel quale si rinnova il «solenne patto di solidarietà» per rilanciare la rappresentanza unitaria. Del Capo II, è stata approvata una nuova versione dell’articolo 6 in cui si definisce l’Oua: «l’organo al quale il Congresso conferisce la rappresentanza politica ed il compito di realizzare i deliberati congressuali».
Tutte respinte invece le proposte che puntavano a modificare il sistema elettorale, il regime delle incompatibilità e il vincolo del doppio mandato per i componenti dell’Assemblea Oua.
Per un’analisi dettagliata dello Statuto bisognerà aspettare però la comunicazione ufficiale del nuovo testo.
Tutti vincitori. Soddisfatto il presidente del Cnf, Remo Danovi per il quale è stato confermato «come l’avvocatura si senta rappresentata e garantita dalle sue istituzioni, e innanzi tutto dal Cnf». Per Danovi vanno lette così sia la modifica sulla convocazione del congresso, sia le mancate modifiche sull’incompatibilità tra componenti dei consigli dell’Ordine e componenti dell’assemblea Oua (che è stata ribadita) e sulle elezioni dei delegati al Congresso che una proposta – respinta – voleva contestuali. «L’Oua – ha detto infine Danovi – deve fare un grande sforzo per recuperare le associazioni che non hanno inteso partecipare al Congresso. Forse non c’era bisogno di un anno di tempo per limitare le modifiche ad aspetti tutto sommato marginali: si deve quindi recuperare il tempo perduto per far avanzare i progetti dell’avvocatura sulla giustizia e sulle professioni, perché il Paese ha bisogno del contributo dell’avvocatura».
Per il presidente dell’Oua, Silvano Berti: «la rappresentanza politica in capo all’Oua esce confermata e rafforzata e su questo non c’è spazio ad equivoci e perplessità». Anche per la delicatezza del Congresso di Verona per via del tentativo – dichiara Berti – «di rimettere in discussione un modello, un metodo che oggi gli avvocati hanno confermato nella forma e nella sostanza. È un Congresso nel quale vincono solo gli avvocati la loro voglia di essere protagonisti nella società italiana e nel rapporto con la politica. Da oggi può iniziare una nuova fase di collaborazione vera tra tutti i soggetti dell’avvocatura». Soprattutto, secondo il presidente dell’Oua, esce confermato il cosiddetto “sistema misto” di rappresentanza fondato sugli ordini e le associazioni.
Di tutt’altro avviso il commento della giunta dell’Associazione italiana giovani avvocati, che non ha partecipato polemicamente ai lavori veronesi (vedi in arretrati del 12 dicembre). In un documento diffuso ieri ha rivendicato la scelta di non partecipare e denunciare «un desolante Organismo che, invece di recuperare l’unitarietà, perde rovinosamente pezzi per strada e prepara il deserto politico» che secondo l’Aiga ha «toccato la sensibilità dei congressisti» poiché «l’avvocatura ha bocciato il disegno politicamente miope della Commissione Statuto». Considerazioni condivise anche dall’ex presidente Aiga, Francesco Greco, che presente a Verona come delegato dell’Ordine di Palermo, si è detto in piena sintonia con la decisione dell’Associazione di non partecipare: «fossi stato ancora presidente avrei fatto la stessa scelta »
Per l’Associazione nazionale forense, invece, a dispetto delle assenze e delle contestazioni, da Verona emerge soprattutto la «legittimazione del Congresso quale sede di formazione della volontà della categoria, e dell’Oua, che ne è emanazione, quale strumento di rappresentanza politica». L’Anf ribadisce il proprio «fermo rifiuto a condividere un percorso soltanto ed unicamente associativo, che escluderebbe ogni altra componente dell’avvocatura». Il segretario generale dell’associazione, Michelina Grillo, che sottolinea con orgoglio come 12 delle 15 mozioni presentate da Anf – sulla falsariga del lavoro della commissione Statuto – siano state approvate, mette in evidenza un dato: «secondo quanto ci risulta i delegati al Congresso che facevano riferimento all’Anf non erano più di 50 su 519. Questo per chi dice che a Verona c’eravamo solo noi».
Il modello federativo tra associazioni è, invece, rilanciato, dalle Camere penali, «poiché l’Oua rappresenta un modulo bocciato dall’avvocatura». Per il presidente dell’Ucp, Ettore Randazzo, il Congresso di Verona ha respinto il progetto «di commistione tra ordini e associazioni». Rivolgendosi al presidente dell’Oua, Randazzo chiede «maggiore disponibilità nella sostanza delle proposte non solo nella forme, perché l’Ucp non potrà mai accettare un sistema nel quale verrebbe fagocitata».
Infine, l’Associazione nazionale praticanti e avvocati, presente a Verona con il presidente Gaetano Romano, che pur ritenendo ancora prematura «
l’ipotesi di una adesione formale dell’Associazione all’Oua», si è dichiarato favorevole ad «un organismo politico che possa rappresentare tutta l’avvocatura» ed ha garantito «la disponibilità dell’Anpa al confronto con l’Oua sui temi della Giustizia».

Mimmo Torrisi

 



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