venerdì 24 gennaio

No dei praticanti senza mezzi termini: il nuovo metodo è una corsa ad ostacoli

di Gaetano Romano - Presidente Associazione nazionale praticanti e avvocati

La proposta del Consiglio nazionale forense di un nuovo sistema di accesso alla professione forense, trova l’Anpa assolutamente contraria ,non già sul piano della necessità di una riforma unanimemente ritenuta come ormai improcrastinabile, bensì sotto il profilo dei binari entro cui la stessa si muove.
Il nuovo percorso professionale di un aspirante avvocato si configurerebbe quasi come una “corsa ad ostacoli”, rappresentati da una pluralità di prove preliminari,colloqui,esami di ammissione,disseminati ovunque sul “terreno minato” della formazione professionale.
Invero il giovane laureato dovrebbe dapprima superare un primo colloquio (rectius un esame orale di abilitazione “anticipato”), vertente su tutte le più importanti materie di diritto sostanziale e processuale,successivamente frequentare un corso di formazione annuale, a sua volta soltanto propedeutico al tirocinio biennale forense vero e proprio.
L’articolato si propone altresì di degradare immotivatamente il diritto al patrocinio legale del praticante avvocato, alla possibilità di un patrocinio ratione materiae limitato al giudice di pace ed addirittura subordinandolo alla espressa delega (leggi discrezionalità) del dominus di riferimento.
Ma anche qualora il tirocinante riuscisse a superare siffatto complicatissimo iter di “preidoneità”, dovrebbe essere sottoposto ad una ulteriore inutile prova preliminare, strutturata allo stesso modo del susseguente esame di abilitazione vero e proprio caratterizzato peraltro dalla impossibilità di consultare i codici commentati nella prova scritta, sia dalla previsione di una prova orale su “almeno” cinque materie.
Si noti anche l’inopportunità di conferire al titolare dello studio, il compito di attestare il compiuto tirocinio.
L’Anpa non approva per nulla la figura di un “praticante ostaggio”, ora della discrezionalità di diverse commissioni, ora del dominus, ora del Consiglio dell’Ordine locale che può denegare il nulla osta al trasferimento, richiesto dal tirocinante, in un altro Consiglio dell’Ordine.
In tale contesto risulta perfino marginale anche il percorso “facilitato” per coloro i quali frequenteranno le scuole di specializzazione e le rinnovate scuole forensi, dal momento che il conseguimento del diploma relativo, non sarebbe neppure fungibile rispetto all’intero periodo di pratica legale.
Dovesse essere confermata una impostazione di riforma come quella suddetta, l’Anpa si sentirà obbligata a portare in sede politica nazionale e comunitaria, come ha già fatto per il famigerato Decreto Mirone del 1997, bloccandone l’adozione, l’intransigente avversione della giovanissima avvocatura italiana per la stessa proposta, affinché non venga resa operativa.
Siamo assolutamente certi che il Governo della Repubblica italiana non avallerebbe in alcun modo un sistema di accesso “chiuso” alla professione, quando in campagna elettorale  ha per converso sostenuto la necessità di una liberalizzazione del mercato (anche professionale);una posizione diversa  da quella innanzi auspicata, come ad esempio è avvenuto attraverso l’ ingiusta esclusione dei giovani avvocati dall’ elenco speciale per il gratuito patrocinio, alimenterebbe un profondo dissenso anche presso i circa 50.000 tirocinanti (che rappresentano il futuro dell’avvocatura italiana) e nelle loro famiglie, con riflessi ben prevedibili in termini elettorali.
Facciamo appello ai Consigli dell’Ordine locali, che rappresentano la diretta emanazione anche dei giovani legali italiani, affinché possano dare un fattivo contributo alla ideazione di un sistema “aperto”, che non debba incorrere negli strali sia del Garante dell’Autorità per la Concorrenza ed il Mercato, sia del Commissario Europeo dell’Antitrust.
L’Associazione Nazionale Praticanti e Avvocati oltre a rinnovare con ancora maggiore forza la richiesta di approvazione del proprio sistema di accesso alla professione forense contenuto nella proposta di legge 1202 presentata dall’onorevole Luca Volontè (Udc) alla Camera dei Deputati, consegnerà al Ministero della Giustizia una proposta di controllo del gravissimo problema della pratica fittizia, redatto da una commissione ad hoc Anpa, il cui insediamento era stato preannunziato nell’ultimo incontro avuto con il Sottosegretario alla giustizia, onorevole Giuseppe Valentino.
In questa sede si ritiene infatti che sia l’immediata espulsione dal Registro Speciale dei praticanti fittizi, sia l’adozione del numero chiuso alla facoltà di giurisprudenza, permetterebbe di contrarre in modo considerevole il numero dei tirocinanti e quindi selezionare ex ante il numero di neoavvocati.
L’Associazione Nazionale Praticanti e Avvocati rinnova ancora una volta la fiducia nel Consiglio Nazionale Forense, affinché ripartendo dalla giusta adozione delle indifferibili misure per contrastare il cosiddetto “turismo forense”, possa rimodulare un sistema di accesso capace di coniugare rigore ed equità.